lunedì 8 novembre 2010

Fiori di zucchero filato 2

Qualche post fa (qui) vi dissi che "Fiori di zucchero filato" stava al calduccio ad attendere di crescere e divenire. Beh, è nato. Non so se cambierà col tempo, se crescerà ancora, ma per ora ve lo presento, felice di poterlo fare. Eccolo in tutta la sua semplicità:

Fiori di zucchero filato

La cosa che mi ricordo meglio del nostro primo bacio era lo schiocco che ero certa di aver sentito, lo schiocco classico di quando si uniscono due cose che si incastrano perfettamente. Eravamo ragazzini, undici anni io e tredici lui; praticamente poco più che bambini e stavamo rubando il nostro primo bacio dietro una catasta di legna, nel cortile di casa mia. L’aria era così densa di zucchero filato che quell’odore rimase per sempre legato al ricordo di noi. Era infatti sabato pomeriggio ed era l’ora che per noi ragazzini significava una pausa dolce e l’occasione per vederci tutti al carrettino dello zucchero filato: le 5 del pomeriggio. Eddy mi piaceva da tanto, ed era stato il suo sguardo vellutato, a cui ci si può affidare per sempre, ad agganciarmi l’anima. Purtroppo il nostro primo bacio, tanto sognato, sarebbe stato anche l’ultimo. Il lunedì mattina ci vedemmo a scuola e la mia immensa felicità, lievitata a dismisura la domenica all’idea di stare ancora insieme a lui, venne distrutta in un attimo. Mi venne vicino, mi prese la mano e mi disse che il padre era stato trasferito d’urgenza e che sabato sarebbe stato l’ultimo giorno per noi. Domenica andava via per sempre. Passò a salutarmi il sabato pomeriggio, e, mentre nell’aria c’era sempre il nostro odore, mi guardò con i suoi meravigliosi occhi carezzevoli e disse solo una parola: Tornerò. Non era giusto, ma soprattutto non era giusto per una ragazzina che tocca il cielo e cade così bruscamente a terra. Faceva troppo male.
In quel periodo soffrii tantissimo e il sabato pomeriggio divenne una vera e propria tortura. Lo zucchero filato si infiltrava nel mio cervello e mi dava un senso di stordimento che non mi permetteva di distinguere la realtà dai ricordi. Tornerò…all’inizio ci credetti fermamente e mi ci aggrappai con tutte le mie forze ma col passare del tempo la certezza si affievolì e iniziai a sentirmi senza senso.
Ma la cosa che mi fece soffrire a lungo, fu l’assenza dello schiocco. Quando mi piaceva qualcuno, quando iniziavo una storia, ero tutta speranzosa e pronta a sentirlo di nuovo, ma, per quanto mi sforzassi, non lo sentii più. E ogni volta questa assenza generava in me sconforto e grande insicurezza. Così, per trovare un po’ di equilibrio, mi convinsi che fosse solo la fantasia di una ragazzina alla prima esperienza e che non ci fosse assolutamente nulla di reale. Tsè… uno schiocco.. ma quando mai si è sentito raccontare da qualcuno che baciando ha sentito uno schiocco! Mah!
Gli anni passarono, Eddy trovò la sua equilibrata collocazione tra i ricordi più belli della fanciullezza, io mi trasferii in una grande città non molto lontana dal mio paese e cominciai la cosiddetta vita da adulta. Il lavoro che facevo mi piaceva, avevo amici carissimi con cui avevo grandi affinità e un bellissimo rapporto, ma di uomini vicino, non volevo sentir parlare. Qualche storia veloce ogni tanto me la concedevo, ma erano del tipo di cui già vedevo la fine nel momento stesso dell’inizio.
Inutile dire che sviluppai una forte allergia allo zucchero filato… lo evitavo come la peste e non andavo in nessun posto che potesse farlo trovare sulla mia strada.
Un sabato pomeriggio qualunque ero in casa a telefono con mia madre che parlava a ruota libera senza avere nulla da dirmi veramente e fuori era una bella giornata autunnale.  Mentre lei parlava pensavo che ero combattuta tra la voglia di uscire a fare shopping e quella di cucinare una bella torta di mele e invitare le mie amiche. Terminata la telefonata decisi che avrei fatto tutto: la torta di mele superveloce della mamma, un rapido giro per i negozi con le tre fedelissime e poi di nuovo a casa mia tutte insieme per avventarci sulla mia creazione. Appena infornato la torta corsi a farmi una doccia ed ero pronta da un paio di secondi al massimo quando bussarono alla porta. Convinta che fosse una delle mie matte amiche, aprii senza neanche guardare ma un odore mi inchiodò alla porta aperta mentre mi accingevo a prendere il cappotto. Tornai sui miei passi come un automa, sguardo fisso altezza gambe e cervello in pieno dejavù… Zucchero filato. Alzai impercettibilmente lo sguardo e incontrai un bouquet di fiori… di zucchero filato! Si, erano proprio di zucchero filato! Non capivo e non osavo muovermi. Alzai ancora un po’ lo sguardo e vidi quelle labbra.. immediatamente ricordai lo schiocco e mi sentii svenire. Mi resi conto che ancora una volta era sabato pomeriggio e mi avrebbe fatto sorridere l’ironia della cosa se solo fossi riuscita a muovere i muscoli della faccia. Tre parole cercarono di arrivare nel mio cervello: - Sono per te.-  Solo allora osai guardarlo… Era proprio lui, Eddy, era lì, da me, e finalmente reale… anche lui mi aveva conservato dentro, mi aveva cercata, mi aveva trovata, e nei suoi occhi c’ero ancora io… Stavolta lo schioccò del nostro bacio fu così forte da diventare una musica assordante che accompagnò ogni giorno della nostra incredibile vita insieme.

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